Penso di aver sempre voluto scrivere di politica. La prima volta che misi piede al Foglio avevo vent’anni precisi, compiuti da due settimane. Era l’estate del 2004, ad aprirmi la porta sul lungotevere Raffaello Sanzio fu Pietrangelo Buttafuoco. Era al telefono, aveva la camicia e la cravatta. Quell’estate divenne il mio maestro di scrittura, mi insegnò a cercare l’alba dentro l’imbrunire e a rifiutare il luogocomunismo. Nella scrittura, il luogocomunismo è la morte civile del lettore.
Il naso che cola
Penso di aver sempre voluto scrivere di politica. La prima volta che misi piede al Foglio avevo vent’anni precisi, compiuti da due settimane. Era l’estate del 2004, ad aprirmi la porta sul lungotevere Raffaello Sanzio fu Pietrangelo Buttafuoco. Era al telefono, aveva la camicia e la cravatta. Quell’estate divenne il mio maestro di scrittura, mi insegnò a cercare l’alba dentro l’imbrunire e a rifiutare il luogocomunismo. Nella scrittura, il luogocomunismo è la morte civile del lettore.
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